Call for paper: Diplomazie formali e diplomazie informali nell’Italia moderna (1560-1797) (it-en)

a cura di Franco Angiolini e Jean Boutier

Sin dal secolo XIX lo studio dell’attività diplomatica è stata una pratica storiografica che ha visto nell’Italia sia un campo di indagine privilegiato, sia un’area culturale che ha dato in questo settore una ricca messe di risultati e di strumenti di lavoro (p.es. pubblicazione di istruzioni ad ambasciatori, di relazioni e di $_57corrispondenze diplomatiche, inventari).
Di recente, dopo un offuscamento verificatosi alla metà del secolo scorso, la storia diplomatica e delle relazioni internazionali ha di nuovo attirato l’attenzione degli studiosi, anche alla luce di nuove prospettive analitiche e di nuovi approcci metodologici. Le ricerche condotte in questi ultimi tempi hanno, secondo linee interpretative assai innovative, esaminato la situazione degli stati italiani nel contesto europeo delineato dalla lotta per la supremazia tra monarchia ispanica e regno di Francia, prima, e successivamente determinato dall’affermazione dell’impero austriaco e della potenza britannica. Il risultato più cospicuo di questa nuova stagione storiografica è senza dubbio quello di aver definitivamente sgombrato il campo da alcune consolidate e risalenti categorie interpretative quali quella di “decadenza” e contemporaneamente di “assenza” della penisola dalla scena politica internazionale, o quella di una storia politica per la penisola tutta declinata sotto il segno del “dominio” spagnolo prima e di quello “imperiale” dopo. Però in questo quadro, dove indubbiamente appare una “rivalutazione” del ruolo degli stati italiani sulla scena internazionale,  e dove si possono cogliere i legami molteplici e variegati con i quali questi stati intrecciano i loro rapporti con la maggiori potenze europee, manca, o è ancora troppo scarsamente raffigurato, il sistema di relazioni reciproche cui dettero vita questi stati tra la seconda metà del XVI secolo (dalla pace di Cateau-Cambrésis) e l’arrivo delle armate rivoluzionarie francesi in Italia.

In questo periodo all’interno dell’Italia alcuni stati, ma di certo non tutti, sviluppano una rete di rappresentanze diplomatiche a scala peninsulare di cui sarebbe già molto utile ricostruire e l’armatura e le dinamiche. Un primo sguardo sommario ci rivela che questa rete delle rappresentanze ha maglie molto differenziate: se i nunzi apostolici sono presenti in maniera fitta e continuativa, la residenza di ambasciatori per gli altri stati è più mossa nel tempo e nello spazio e, soprattutto, è caratterizzata da forti asimmetrie. Accanto agli ambasciatori sono all’opera altri personaggi come i residenti, i rappresentanti designati dal sovrano per un’incombenza specifica o gli incaricati di negoziati particolari, figure che tutte contribuiscono in misura determinante, anche se talora non appariscente, all’azione diplomatica del sovrano per conto del quale agiscono. Inoltre, non di rado, la rappresentanza diplomatica è affiancata o sostituita, a seconda delle congiunture, da forme di rappresentanza meno strutturate o addirittura del tutto informali, ma non per questo meno efficaci e importanti per la informazione e la negoziazione politiche. In conclusione emerge una dimensione “extradiplomatica” delle relazioni interstatali che ci sembra a tutt’oggi molto poco studiata e che, invece, è stato un elemento permanente dei rapporti tra gli stati della penisola in età moderna.

Vi è, poi, un altro livello dove occorre indagare. Si tratta di individuare e analizzare i meccanismi e le modalità con cui si muovono in campo diplomatico quegli stati che, pur essendo non sottoposti ad alcuna sovranità esterna, non hanno tuttavia creato un apparato diplomatico neanche ridotto ai minimi termini. Quali sono i mezzi e le soluzioni con cui questi stati affrontano i problemi politici su scala interstatale? La risposta a questa domanda lascia intravvedere una dimensione “infradiplomatica” delle relazioni politiche tra i vari stati italiani che qui vogliamo proporre come tema di studio e di riflessione. Scambi epistolari diretti tra principi e “ministri”, incontri e visite degli stessi tanto per occasioni cerimoniali quanto per esplicite trattative, utilizzazione di reti clientelari sovrastatali a fini politici: queste sono solo alcune delle possibili piste di ricerca per mettere a fuoco le relazioni politiche tra stati a livello “infradiplomatico”.

Infine, bisogna prendere in considerazione quelle parti della penisola che, pur avendo un proprio patrimonio di statualità, si trovano in età moderna inserite in complessi politico-istituzionali di tipo “imperiale”. Questi territori, benché sprovvisti di autonomia politica, si trovano anche loro dentro il sistema degli scambi politici intra-peninsulari grazie alla presenza, talora molto stabile nel tempo, di personaggi che eseguono i vari compiti della rappresentanza politico-diplomatica. Questa presenza assume un rilievo particolare allorquando si colloca là dove i legami politici si innervano nei grandi centri della politica internazionale, come p. es. Milano o Napoli in riferimento a Madrid.

I contributi attesi possono illustrare sia singoli casi, sia fornire dei quadri d’assieme, sia ricostruire protagonisti della vita diplomatica o delle modalità con cui questa è stata organizzata e gestita, purché sempre il quadro di riferimento sia quello rappresentato dalle relazioni interstatali fra i diversi stati italiani nel periodo indicato.

Gli abstract (lunghezza 800 parole) corredati di un breve CV dell’autore devono pervenire alla redazione della rivista “Ricerche Storiche” (www.ricerchestoriche.org) all’indirizzo di posta elettronica info@ricerchestoriche.org entro il 20/05/2016. I saggi scelti (6) avranno una lunghezza massima di 40.000 battute note e spazi inclusi. Saranno accettati saggi in lingua italiana, francese e inglese.

 

“Formal and informal diplomacies in Early Modern Italy (1560-1797)”
ed. by Franco Angiolini and Jean Boutier

Call for papers for a special issue of Ricerche Storiche

Since the 19th century, the study of diplomatic actions has approached Italy both as a privileged field of inquiry and at the same time as a specifically distinct cultural area. A rich harvest of results and working tools has been produced in this domain (publications of instructions to ambassadors, reports, diplomatic correspondences, inventories, secondary studies)

After having somewhat withdrawn in the middle of the 20th century, diplomatic history and international relations recently attracted fresh attention from researchers, armed with new analytical perspectives and methodological approaches. Recent researches conducted with highly innovative problematics have examined the situation of Italian states in a European context marked first by the struggle for supremacy between the Spanish monarchy and the French kingdom and then by the assertion of the Austrian empire and British power. The most significant impact of this new historiographical moment is no doubt to have rid the field of some old and still lingering interpretive categories – those of “decadence”, of “absence” of the peninsula from the international political landscape – or approaches of a political history of the peninsula placed entirely first under the sign of Spanish and then imperial “domination”. In this framework, the “re-evaluation” of the role of Italian states on the international scene becomes uncontestable, and the multiple and varied links which the Italian states spun with their major European partners can be traced. But what is still missing or is even today too rarely covered is the system of reciprocal relations produced by these states, between the second half of the 16th century (from the peace of Cateau-Cambrésis onwards) and the arrival of the French revolutionary armies in Italy.

It was in this period that some states developed a network of diplomatic representations on the scale of the peninsula. Their frame and dynamics would be useful to reconstruct. A first glance reveals that this network of representations varied greatly. If the apostolic nuncios were spread out systematically and densely, the presence of ambassadors of other states is more uncertain, both in time and space; it is above all strongly assymetrical. Alongside the ambassadors, other personalities are at work: they include residents, representatives designated by the monarch for a specific task or others in charge of specific negotiations or other personalities who, even if their actions are hardly visible at times, nevertheless contributed decisively to the diplomatic actions of the monarch on whose behalf they were acting. Furthermore, depending on the conjunctures, the diplomatic representation for information and political negotiation was often accompanied, even replaced, by less structured, quite informal forms of representations, without for all that being less effective or important. The result is the appearance of an “extra-diplomatic” dimension of interstate relations, which today is poorly examined even though it forms a permanent element of relations between the states of the peninsula in the modern period.

The inquiry must be conducted at another level as well. This involves identifying and analysing the mechanisms and modalities according to which states act in the diplomatic arena. Not subjected to a foreign sovereignty, they have not for all that created a diplomatic apparatus even in its simplest form. What means and solutions do these states have recourse to when confronted with political problems on an inter-state scale? The answer to this question gives a glimpse of another “infra-diplomatic” dimension of political relations between the different states, which we intend to propose as a theme of study and reflection. The direct epistolary exchanges between princes and ministers, their meetings and visits on ceremonial occasions as well as for open negotiations, the use of supra-state clientelist networks with political goals: here are only some of the possible pathways of research to approach political relations between states at an “intra-diplomatic” level.

Finally, those parts of the peninsula must be taken into account, which, whilst possessing their own state heritage, find themselves part of politico-institutional assemblies of the “imperial” kind. These territories, though deprived of political autonomy, are located inside the system of intra-peninsular political exchanges, thanks to the sometimes very stable presence over a long stretch of time of personalities who fulfill the various obligations of politico-diplomatic representation. This presence acquires a particular importance when it is situated precisely in places where the political links are forged with the big centres of international policy, such as for example in Naples, or in Milan, in relation to Madrid.

Contributions can be specific case studies, alternatively they can propose a larger framework,  reconstruct the main actors of diplomatic life or the modalities according to which the latter was organized or managed, within the frame of reference of interstate relations between the different Italian states in the period under view.

An abstract (roughly 800 words) accompanied by a short bio-data of the author should reach the editors of Ricerche Storiche (www.ricerchestoriche.org) at the following email address info@ricerchestoriche.org, before 20 May 2016. The papers selected (6 in all) should be 40,000 characters (including footnotes and spaces). The special issue languages are Italian, English and French.

 

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