Abstracts

Polemica anti-islamica ed esaltazione del primato papale: aspetti della controversistica domenicana del pieno e tardo Quattrocento, di Salvatore Leaci
The paper examines the reaction by Dominican friars to the great Ottoman expansion in XV century and resulting military and cultural threat posed by Islam. In authors such as Annio of Viterbo or Juan de Torquemada, the traditional controversial themes of the Dominican Order are also accompanied by an explicit doctrinal effort to promote the theory of Papal primacy. From this point of view, the widespread turcofobia that the Dominican treatises tried to feed was functional to the “mediatic strategy” put in place by the contemporary Papacy in a deep moral and political crisis. Under this light, urging the whole Christianitas to a greater anti-turkish and anti-islamic effort actually meant also trying to restore and confirm the Pope’s universalistic role and his function as spiritual and political guide as well. By pointing at Muslim “barbarian” as the enemy of the Christian faith and through an extensive “teaching” action and active propaganda, the Dominicans tried to reassert the role of the Papacy and emphasize the importance of the “heroic” civilizing mission of the Church of Rome.
Keywords: Ottoman Expansion (XV cen.), Dominican Order, Anti-Islamic Polemic, Papal Primacy.

Il contributo esamina personaggi e forme esemplari della reazione messa in campo dai frati domenicani di fronte alla grande espansione ottomana ed alla conseguente minaccia – militare e culturale – dell’Islam. In autori come Annio da Viterbo o Juan de Torquemada, i tradizionali temi controversistici dell’Ordine dei Predicatori si accompagnarono peraltro ad un esplicito impegno dottrinale a sostegno della teoria del primato papale. Da questo punto di vista, la diffusa ‘turcofobia’ che la trattatistica domenicana si sforzava di alimentare, risultava funzionale anche alla ‘strategia comunicativa’ di un Papato in crisi per vari motivi religiosi e politici, il quale nel sollecitare l’intera ‘Christianitas’ ad un maggiore impegno anti-turco ed anti-islamico, intendeva in realtà anche rilanciare e riproporre il proprio ruolo universalistico e la propria funzione di guida spirituale e politica. Indicando nel ‘barbaro’ musulmano il nemico della fede cristiana, i Domenicani rilanciavano quindi il ruolo del Papato, e attraverso un’ampia azione ‘magisteriale’ e di propaganda ribadivano l’importanza della ‘eroica’ missione ‘civilizzatrice’ della Chiesa di Roma.
Parole chiave: Espansione Ottomana (XV secolo), Ordine domenicano, polemica anti-islamica, primato papale.

Tra Chiesa e Stato. La questione dei testamenti dell’anima nel Regno di Napoli in età moderna, di Francesco Gaudioso
The essay reconstructs the plot of the conflicts between political and ecclesiastical power (from the central and peripheral points of view) on the practice of so-called testamenti dell’anima [wills of the soul] (or ad pias causas) imposed, sometimes abusively, by some bishops of the Kingdom of Naples. They replaced themselves to the will of those who died suddenly without having made any testamentary disposition of their property pro anima, in the name of an “ancient and immemorial” custom (also widespread in France, England and Spain). This practice boiled down to the threat of excommunication to the living (relations and heirs of the intestate dead) and of the refusal, with tragic and painful results, of the Christian burial to the corpses of the dead without a will.
Keywords: Kingdom of Naples, testaments, jurisdictional politics.

Il saggio ricostruisce la trama dei conflitti tra potere politico e potere ecclesiastico (a livello centrale e periferico) sulla pratica dei cosiddetti testamenti dell’anima (o ad pias causas) imposti, talvolta in maniera abusiva, da alcuni vescovi del Regno di Napoli, i quali, in nome di una consuetudine «antica e immemorabile» (diffusa anche in Francia, Inghilterra e Spagna), si sostituivano alla volontà di coloro che erano morti all’improvviso senza aver potuto disporre pro anima. Questa prassi veniva posta in essere sotto la minaccia della scomunica ai vivi (i parenti e gli eredi dei morti intestati) e della negazione, con esiti tragici e dolorosi, della sepoltura ecclesiastica ai cadaveri dei morti senza testamento.
Parole chiave: Regno di Napoli, testamenti, abusi vescovili, politiche giurisdizionali.

Nel travaglio del quotidiano: Padova e le crisi funzionali della giustizia penale nel secondo Settecento, di Gianni Buganza
The XVIIIth century archive of the Maleficio in Padua is the documentary basis of the analysys for this study. The A. propose a brief excursus in that system of law and in its crisis, inside of which is analyzed the problem of the availability and peculato corruption. They are identified as elements, potential or actual, of a more general structural weakness, made evident by the large gaps left open by the system. The objective is to identify and understand – in the actual carrying out of the criminal trial of the late eighteenth century Padua – some of these ambiguities and distortions in the functioning of the judicial system. Based on numerous examples from proceedings and documentary sources, the A. draw up a interpretative category of “protected process” that may help explain internal crises in the administration criminal Venetian. For example, paying particular attention to the scientific analysis of the body, where the law meets science, which can be considered an important key to understanding the development and for a better definition of the judicial practice and the criminal process.
Keywords: XVIII century, Venetian criminal trial, Judicial System, Maleficio of Padua.

L’archivio settecentesco del Maleficio di Padova è la base di analisi dello studio all’attenzione degli studiosi. Quello che qui si propone è un breve viaggio in quel sistema di diritto e nelle sue crisi, all’interno delle quali è sciolto il problema del peculato,della disponibilità alla corruzione, come parti, potenziali o effettive, di una criticità generale e all’interno degli ampi varchi lasciati aperti dal sistema. L’oggetto risiede nella individuazione e nella comprensione di ciò che determina, nel concreto e nella dimensione pratica, quelle ambiguità funzionali che uno studio non superficiale della dimensione del processo penale padovano del secondo Settecento evidenzia. La nostra categoria interpretativa di “processo protetto” può forse aiutare lo studioso a leggere questi momenti di rischio che si celano nelle pieghe meno evidenti del “ far giustizia”. Una notevole messe di esemplificazioni spiegheranno queste crisi interne. La stessa analisi scientifica del corpo, che è il luogo principale dove il diritto incontra la scienza, e nella città di Morgagni e dello Studium, esprime questa esposizione ai rischi del gioco degli interessi, ed è essa stessa uno dei momenti da meglio proteggere perché il processo medesimo giunga ad una definizione dignitosa o, più esattamente, alla definizione che gli è propria.
Parole chiave: XVIII secolo, Processo penale veneziano, Sistema giudiziario, Maleficio di Padova.

Affarismo e politica: Carlo Cattaneo e la questione ferroviaria nell’impresa dei Mille, di Lorenzo Tacconi
This paper examines the affaire of Neapolitan and Sicilian railways during the crucial phase of the Spedizione dei Mille in annus mirabilis 1860, when Giuseppe Garibaldi – along with the leading figures of his entourage including Carlo Cattaneo was personally involved in the story. In this situation the construction of more than 2,000 kilometers of railways was at stake for a turnover of over 650 million of Italian Lira. The Garibaldini entrusted the construction contract to the bankers of Livorno Pietro Augusto Adami and Adriano Lemmi, without involving the European high finance linked to the Rothschilds and in contrast with the financial and political projects of the Count of Cavour. The making of a modern railway network in Southern Italy was one of the battlefields of political skirmish between Italian democrats and Southern moderates, longa manus of Turin’s Government. The political conflict was particularly strong characterized by many scoops in the newspapers and serious allegations from the benches of the Subalpine Parliament.
Keywords: Cattaneo, railways, Sicilia, Rothschild.

L’articolo intende prendere in esame l’affaire delle ferrovie napoletane e siciliane che durante il passaggio cruciale dell’impresa dei Mille, nell’annus mirabilis 1860, vide Giuseppe Garibaldi coinvolto in prima persona nella vicenda assieme agli esponenti di punta del suo entourage, tra i quali “l’économiste et idéologue” Carlo Cattaneo. In gioco vi era la costruzione di oltre 2.000 chilometri di strade ferrate, per un giro d’affari di oltre 650 milioni di lire, che i garibaldini concessero in appalto ai banchieri livornesi Pietro Augusto Adami e Adriano Lemmi, senza coinvolgere l’alta finanza europea legata ai Rothschild e in antitesi ai progetti, finanziari e politici, del Conte di Cavour. La vicenda per la creazione di un moderno network ferroviario nel meridione rappresentò uno dei più infuocati terreni di scontro politico tra la democrazia italiana e i moderati meridionali, longa manus del governo di Torino. Si trattò di un contrasto violentissimo, condotto a colpi di scottanti rivelazioni sui giornali e di feroci accuse dai banchi del Parlamento Subalpino.
Parole chiave: Cattaneo, ferrovie, Sicilia, Rothschild.

La parabola dell’ambientalismo italiano: dalla centralità dell’associa-zionismo al successo del localismo NIMBY, di Federico Paolini
After a “golden age” characterized by the predominance of vertical forms of association – in which the central structure, and its ramification devices, managed by the militants on regular basis, is flanked by a broad participation of a voluntary nature – from the mid-90s of the 20th Century, the environmental movement has been characterized by a process of transformation which has seen the progressive institutionalization of environmental organizations and the emergence of several protest movements at the local level who have taken an increasingly localist character. The hegemonization of environmentalism by localist movements appears to have produced two consequences. The first relates to the progressive deterioration of the democratic game, as the will of the people expressed through the electoral mechanisms, achieved through representative assemblies and safeguarded by constitutional guarantees is subject to the will of a small minority as are Civic Committees. The second concerns the transformation of environmentalism that in the interpretation of localist movements, ends up with losing its innovative qualities and its global ability, confining itself to the role of a social actor devoted to the protection of selfish interests or support uncritically strongly ideologized fundamentalist theories.
Keywords: Environmentalism, Conservationism, Political ecology, Nimbyism, Italy.

Dopo una “golden age” caratterizzata dalla prevalenza di un associazionismo di tipo verticale – in cui alla struttura centrale e alle sue ramificazioni periferiche gestite dai militanti regolari si affiancava un’ampia partecipazione di base a carattere volontario – dalla metà degli anni ’90 del Novecento il movimento ambientalista è stato caratterizzato da un processo di trasformazione che ha visto la progressiva istituzionalizzazione delle organizzazioni ambientaliste e la comparsa di numerosi movimenti di protesta a livello locale che hanno assunto un carattere sempre più particolaristico e localistico. L’egemonizzazione dell’ambientalismo da parte dei movimenti localistici sembra aver prodotto due conseguenze. La prima riguarda il progressivo deterioramento del gioco democratico, poiché la volontà popolare espressa attraverso i meccanismi elettorali, esercitata mediante le assemblee rappresentative e salvaguardata dalle garanzie costituzionali viene, di fatto, subordinata alla volontà di piccole minoranze quali sono i comitati civici. La seconda concerne la trasformazione dell’ambientalismo che, nella declinazione che ne fanno i movimenti localistici, finisce per perdere la sua carica innovativa e la sua attitudine globale per essere confinato nel ruolo di un attore sociale volto a difendere interessi egoistici o a supportare acriticamente teorie fortemente ideologizzate e fondamentaliste.
Parole chiave: Ambientalismo, Conservazionismo, Ecologia politica, Nimbyism, Italia.

La meglio gioventù” e la produzione factual sul ’68: storia, militanza, memorie, di Marcella Rizzo
At the beginning of the 21st century the number of the movies about the social movements in the 60s seems to increase together with a new season of demonstrations both in Italy and abroad. This new democratic vitality reminds to the past, even if there is no real correspondence. Beginning with the case of the M. T. Giordana’s movie La meglio gioventù – its production and distribution – and continuing with the factual tv productions, this article briefly recounts the attention given to the social movements of the 60s and 70s by the state television between the 80s and the first decade of the 2000s. A certain difficulty of giving to the images of that period a suitable place in the Rai tv time scheme reveals the relevant role of the present of production and broadcasting time. Moreover, the narration of those years is often related on the personal experience of the past protagonists; on one side it recalls the individual and collective identity of a community and on the other side it shows the will of a wider reflection, which leads to a national collective memory, that in the principles of the past movement can find that red thread of civil commitment which goes beyond time and generations.
Keywords: Sixty-eight, civil commitment, demonstration, terrorism, fiction.

All’inizio degli anni Duemila la coincidenza tra il moltiplicarsi delle pellicole che si rifanno alla stagione dei movimenti e il clima di contestazione in Italia e all’estero, che evidenzia una rinnovata vitalità democratica, sembrano rimandare al passato, sebbene non vi sia alcuna reale similitudine. Questo articolo, partendo dalla vicenda inerente la produzione e la singolare diffusione del film La meglio gioventù di M. T. Giordana per poi soffermarsi su alcune produzioni factual, ripercorre brevemente l’attenzione riservata al tema del Sessantotto dalla tv pubblica dagli anni Ottanta ai primi anni Duemila. Da una certa difficoltà da parte della Rai di trovare una collocazione adeguata nel palinsesto alle immagini di quegli anni, emerge il ruolo rilevante del presente della produzione e della messa in onda. La narrazione di quegli anni appare inoltre spesso mediata dall’esperienza personale dei protagonisti di allora; essa esprime da un lato il richiamo all’identità individuale e collettiva di una comunità e dall’altro la volontà di riflessione più ampia che vuole essere portatrice di una memoria collettiva, che trovi nei principi del movimento il filo rosso dell’impegno civile, al di là dei tempi e delle generazioni.
Parole chiave: Sessantotto, impegno civile, contestazione, terrorismo, fiction.

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