Ricerche Storiche n. 1-2019

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Nell’aprile del 2019 è uscito il fascicolo monografico curato da Franco Angiolini e Jean Boutier intitolato Diplomazie formali e diplomazie informali nella penisola italiana (secc. XV-XVIII).
«Sin dal secolo XIX lo studio dell’attività diplomatica è stato una pratica storiografica che ha visto nell’Italia sia un campo di indagine privilegiato, sia un’area culturale che ha dato in questo settore una ricca messe di risultati e di strumenti di lavoro, con le numerose pubblicazioni di istruzioni ad ambasciatori, di relazioni o di corrispondenze diplomatiche, di volumi monografici. Dopo un offuscamento verificatosi alla metà del secolo scorso, la storia delle relazioni internazionali, analizzate attraverso le pratiche diplomatiche, ha di nuovo attirato l’attenzione degli studiosi, anche alla luce di nuove prospettive analitiche e di nuovi approcci metodologici. Negli ultimi anni, questo interesse si è non soltanto esteso e accresciuto ma soprattutto diversificato, secondo linee interpretative assai innovative. Le ricerche hanno esaminato la situazione degli stati italiani in un contesto europeo delineato dalla lotta per la supremazia tra monarchia ispanica e regno di Francia, prima, e successivamente determinato dall’affermazione dell’impero austriaco e della potenza britannica. Il risultato più cospicuo di questa nuova stagione storiografica è senza dubbio quello di aver definitivamente sgombrato il campo da alcune consolidate e datate categorie interpretative quali quella di “decadenza” e contemporaneamente di “assenza” della penisola dalla scena politica internazionale, o quella di una storia politica per la penisola tutta declinata sotto il segno del “dominio” spagnolo prima e di quello “imperiale” dopo.

Però in questo quadro, dove indubbiamente appare una “rivalutazione” del ruolo degli stati italiani sulla scena internazionale, e dove si possono cogliere i legami molteplici e variegati con i quali questi stati intrecciano i loro rapporti con le maggiori potenze europee, manca, o è ancora troppo scarsamente raffigurato, il sistema di relazioni reciproche cui dettero vita questi stati, in un primo tempo con la pace di Lodi, ma ancora di più tra la seconda metà del XVI secolo (dalla pace di Cateau-Cambrésis) e l’arrivo delle armate rivoluzionarie francesi in Italia. Va anche notato che gli sforzi più significativi e i maggiori risultati sono stati compiuti per il periodo rinascimentale, che copre i tre secoli dal XIV alla metà del XVI. Pertanto, i saggi raccolti in questo volume riguardano quasi tutti il periodo successivo.

[…] I contributi raccolti in questo fascicolo, pur presentando alcuni casi esemplari di mikropolitik, non rispondono ovviamente all’insieme delle proposte suggerite in questa breve introduzione, che vorrebbe anzitutto suggerire un quadro generale di analisi delle relazioni inter-statali, in età moderna, fra i vari stati italiani nella loro diversità e complessità» (Franco Angiolini – Jean Boutier).

Il fascicolo si chiude con un contributo di Rafael Zurita-Aldeguer intitolato Narrating and Representing History: the Peninsular War in the Museum, ospitato nella rubrica “Discussioni e Ricerche”

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